Nel periodo 1953-85 Taiwan registrò una crescita economica pari all'8,6%
annuo, inserendosi nella categoria dei «nuovi Paesi industrializzati», chiamati
«Dragoni dell'Asia orientale». Il Paese totalmente orientato all'esportazione
raggiunse il secondo posto tra quelli con maggior eccedenza nella bilancia
commerciale, preceduta solo dal Giappone, con una forte produzione di materie
plastiche, prodotti chimici, costruzioni navali e industria elettronica. Le
condizioni per i lavoratori comportavano orari massacranti e frequenti contatti
con sostanze tossiche. Nel 1971 gli Usa decisero di riallacciare i rapporti con
la Cina comunista e non confermarono più il veto al suo ingresso nell'Onu.
Taiwan perse così la sua rappresentanza presso questo organismo e nel 1979 gli
Stati Uniti interruppero ufficialmente i rapporti diplomatici con Taiwan. Questo
mise in crisi sia l'economia che la struttura interna del Partito guida, e
un'importante frangia dell'opposizione cominciò a criticare la politica
autoritaria al potere e il famoso slogan «una sola Cina» fu sostenuto sia a
Taipei che a Pechino. A Chiang Kai-shek era successo dapprima Chiang Ching-kuo
(1975), quindi il figlio Jiang Jingguo (1978), già presidente del Kuomintang,
infine Lee Teng-hui (1988). Quest'ultimo, posto di fronte a crescenti richieste
per una maggiore democratizzazione della vita politica e all'emergere di
tendenze indipendentiste tra gli indigeni, diede avvio a una moderata
liberalizzazione della vita politica. Nel 1987 venne abrogata la legge marziale,
in vigore dal 1949. La proclamazione della fine della mobilitazione
anticomunista (1991) segnò, infine, il definitivo ritorno alla normalità
costituzionale, con un drastico ridimensionamento dei poteri presidenziali e con
lo svolgimento nel 1992 delle prime elezioni multipartitiche, che videro la
vittoria del Kuomintang al potere sul Partito democratico progressista
(espressione degli indipendentisti) e sul nuovo partito (sostenitore di un
riavvicinamento a Pechino). Dal 1994 le voci a favore dell'indipendenza
divennero più forti, richiedendo al Governo di abbandonare la pretesa di
rappresentare la totalità dei cinesi. Intanto nonostante l'opposizione degli
ambientalisti il Kuomintang fece approvare la costruzione di una quarta centrale
nucleare. Nel 1995 si intensificarono i rapporti con Pechino e con un capitale
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